Finalmente, la scorsa settimana, alla mostra di Claude Monet a Pavia!
Dopo rinvii, contrattempi, impegni vari che si sono sovrapposti, sono riuscita a trovare un pomeriggio per Monet au cœur de la vie, esposizione di alcuni quadri del celebre pittore impressionista.
Stupenda giornata di sole e clima abbastanza mite per il periodo (a differenza di oggi … ), bella la cornice del castello visconteo che la ospita.
Inaugurata il 14 settembre 2013, il 15 dicembre sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno utile. Fortunatamente per me, e altri, è stata prorogata fino al 2 febbraio 2014.
Ed eccomi a parlarne nei giorni prossimi alla sua chiusura come in una sorta di “analisi consuntiva”, il contrario di quanto fanno normalmente i critici d’arte o i giornalisti addetti ai lavori che desiderano in qualche modo, giustamente, attirare l’attenzione di potenziali visitatori.
Ma io sono una semplice fruitrice del bello, e del bello si può e si deve poter scrivere sempre.
Mostra particolare e, onestamente, speravo in qualcosa di più “importante”.
Leggendo la brochure e alcune recensioni avevo probabilmente alzato troppo il livello delle aspettative. Preciso subito che la mia parziale delusione si riferisce al numero di opere esposte: circa una quarantina e solo venti quelle di Monet. Indubbiamente grandi opere d’arte, ma mi ero predisposta a un catalogo meno risicato.
Come ho detto, non è tuttavia una galleria tradizionale e l’interesse è da ricercare altrove, non nella quantità dei dipinti della mostra bensì nel suo allestimento che la rende godibile, compensando la leggera insoddisfazione di chi, come me, era ansioso di ammirare un numero maggiore di quadri del celebre maestro.
Un colpo al cerchio e uno alla botte e … alla fine … bilancio positivo.
Il percorso espositivo è una sequenza di piccole stanze alcune delle quali espongono le opere (dipinti ma anche disegni o lettere), altre in cui un video proietta le immagini di attori che interpretano le persone più significative della vita di Monet: il padre, Claude-Adolphe Monet; il pittore Eugène Boudin, che fu per lui determinante; il politico Georges Clemenceau, che sostenne il movimento impressionista contro l’isolamento in cui la pittura accademica del tempo lo costringeva; le donne della sua vita, le due mogli, Camille Doncieux e Alice Hoschedé, e Blanche, figliastra, in quanto figlia di Alice, ma anche nuora perché moglie di Jean, il primogenito avuto da Camille.
L’assenza di ambientazione d’epoca nei video comunica la sensazione dell’arte che sconfigge lo scorrere del tempo.
Una voce narrante recita brani tratti da lettere facendo rivivere particolari momenti e stati d’animo della vita di Monet.
E così passo da una stanzetta all’altra guidata dal sonoro e allietata dalla vista di alcuni autentici capolavori che ammiro e “gusto” con gli occhi.
Esperienza di sinestesie: il pregio vero di questa mostra.
Questi sono i quadri che ho apprezzato maggiormente.
Soggetti diversi tra loro ma un evidente legame: l’idea di movimento degli elementi della natura.
L’alternanza delle macchie d’ombra sotto gli alberi e di quelle del sole sull’erba in Printemps; i cambiamenti cromatici improvvisi dell’acqua e dell’aria, le variazioni della luce e dell’atmosfera legate al fenomeno della nebbia londinese in Waterloo Bridge; i riflessi del giorno sul mare, che pare mobile, legati alla collocazione delle nubi nel cielo dando di queste la percezione del loro transitare in Bateaux à Etretat.
La natura è viva per Monet che la osserva e “fissa” sulla tela nei momenti di passaggio, nel suo intrinseco carattere fugace e nell’impressione che lui stesso ne recepisce.
Nel 1886, dalla Normandia, scrive queste parole all’amico Bazille: “Non invidio il vostro stare a Parigi … Non credete che la natura da sola sia in grado di fare meglio? Io ne sono sicuro … A Parigi siete troppo preoccupati di quello che vedete, di quello che sentite … E quello che io farò qui almeno avrà il merito di non assomigliare a niente altro … Perché sarà semplicemente l’espressione di quello che proverò io personalmente.”
La sintesi migliore della mia visita mi sembra essere racchiusa in questa frase di Cézanne che campeggia a caratteri cubitali su una parete di una stanza della mostra:
“Monet non è altro che un occhio, ma, buon Dio, che occhio!”
Ahhhh Monet! Che bello! Qui a Torino c’è Renoir!! 😉
Lo so, mi pare che duri fino a fine febbraio circa se non mi sbaglio. Mi piacerebbe molto venire a Torino a vederla. Se voi andate potreste parlarne nel vostro blog.
Ciao a tutto il gruppo e grazie!
Primula
Tra due settimane qualcuno di noi va! Ne parleremo DI SICURO! 🙂 buona serata!
Bravissimi! Aspetto una vostra recensione.
Buona serata! 🙂
Primula
Come sempre precisa e arguta. Buona serata. Isabella
Ma grazie cara Isabella! 🙂
Serena serata a te.
Primula