
primo giorno d’autunno in Pianura Padana
Lassù, il sole osserva il moto delle cose. Sfoggia ancora l’abito estivo che non si decide a riporre. Con ilare irriverenza e autoritaria disinvoltura, scruta in basso verso le stoppie in attesa di decomposizione, di un erpice a miscelarle nel terreno.
In un torrido inizio d’autunno, una brillante presenza, quasi insolente e sfacciata, signoreggia su scure zolle deferenti e paglie monche: fermezza sovrasta fragilità.
Il terreno dissodato diventa tomba in cui tutto si assembla – semina, germinazione, mietitura, vita e morte, spazio e tempo – e si rincorre nell’estinzione apparente.
Restano solchi tracciati: culle di futuri neonati, monumenti di sopravvivenza.
Ed Elios è lassù: caldo punto fermo, risoluto nel contrastare il passaggio ineluttabile del tempo; riferimento rassicurante, determinato nel fronteggiare l’incertezza della transizione.
Quasi una sfida. O un orientamento? Espressione di solidarietà? Invito alla resistenza?
In un angolino della bassa padana, la natura diventa paradigma di un oggi in buona parte barcollante, che chiede e cerca chiarezza.